venerdì 31 luglio 2009

Cielo come una profonda voragine.. contenitore di ancestrali emozioni..

Questa poesia l'ho scritta a "quattro mani" con un mio carissimo amico. Davvero un bel risultato.


VORAGINE

Trapunto da mille diamanti
Una voragine da lassù mi guarda..
Scruto la piatta profondità del blu intenso
Verso il nero ormai tende la sua pura natura..
Scavando in tetri abissi
Raffreddati da un sangue senza vena
Emerge un angoscioso enigma...
In cerca del mio corpo l'anima.
Spedisco al cielo con collerica foga
Le mie più sovversive e letali pulsioni
E riaccendo le tracce di ferite remote
Lì.. a coprire la mia ruvida pelle
Solitaria osserva l'ultima lacrima lunare.
Dono alla notte vibrante e guardinga
Gli ultimi attimi del mio tedioso affanno
Prima che le tenebre del sonno
Coprano di spessa patina la mia vista.

(Alfredo Caputo e Francesco Flavio)

Quando una poesia ti fa venire la pelle d'oca..

Uno dei più bei componimenti poetici che abbia mai letto.. è (quasi) la perfezione dell'arte poetica..


GAZZELLA DELL'AMORE IMPREVISTO

Nessuno capiva il profumo
dell'oscura magnolia del tuo ventre.
Nessuno sapeva che martirizzavi
un colibrì d'amore fra i tuoi denti.

Mille cavallini persiani dormivano
sulla piazza con la luna della tua fronte,
mentre per quattro notti io stringevo
la tua vita, nemica della neve.

Fra i gessi e i gelsomini, il tuo sguardo
era un pallido ramo di sementi.
Cercai, per darti, nel mio cuore
le lettere d'avorio che dicono sempre

sempre, sempre: giardino della mia agonia,
il tuo corpo fuggitivo per sempre,
il sangue delle tue vene nella mia bocca,
la tua bocca senza luce per la mia morte.

(Federico García Lorca)

Fonte: http://www.sofadellemuse.com/arsletteraria/MusenellArte/LorcaGarcia.htm

giovedì 30 luglio 2009

Caos che riempe.. nulla che compone..

L'ultimo verso di questo componimento ben conclude il generale tono di insidioso ed al tempo stesso devastante senso di confusione, di irreparabile perdita che tuttavia dà alla vita tutto il senso che essa ha. Un "caos che compone", un "disordine che ordina", una "confusione che chiarisce", un "vuoto che riempie".. ecco i termini inequivocabili di una tragica esperienza esistenziale il cui valore risiede tutto nella mancanza e, appunto, nella perdita. Una visione nichilista che vuole rintracciare in sè una funzione altamente propulsiva e, paradossalmente, positiva, nel momento stesso in cui, attraverso la distruzione e lo sradicamento, rende "piena" la nostra vita.


SONO

Sono il caos che mi compone
Il disordine che mi ordina
Il caso che mi destina
Il segno che traccia il mio indefinito profilo
La confusione che mi chiarisce
La bufera che mi culla
La tormenta che mi trasporta placidamente
Il vuoto che mi riempie..
Io sono..
Sono il nulla che mi devasta.


Senso di perdizione..

Cosa si prova dinanzi all'immenso spettacolo della natura? Un dolce e terrificante senso di perdizione cosmica..


OSSESSIVA E CASTA DANNAZIONE

Scruto avido in terrificanti e turbinose immagini
Dai simboli sconosciuti..
Mi addentro sperdendomi nella terra ghiacciata
Del cosmo immenso..
Non trovo nel suo abbacinante specchio
La mia dimora..
E continuo a tormentare la mia sete di conoscenza
Perpetuando la mia ossessiva e casta dannazione.

Le vie della modernità..

Questa poesia è dedicata alla nostra generazione imbelle ed inetta, di cui anche io, ahimè, faccio parte..


ATTINGERE INVANO

Siamo figli dell'omertà
E padri della vergogna.
Ci piace contemplare stolidamente esempi magniloquenti
Non appartenenti alla nostra realtà
Esempi di virtù e di beltà
Estranei ai nostri tempi contingenti..
Giacciamo ebbri nella nostra meticolosa apologia
Rimanendo sordi ai nostri autentici desideri
E ci spaventiamo dinanzi alla carestia
Non trovando riparo nei nostri morti pensieri.
Attingiamo invano a sorgenti
Che sgorgano da una lontana terra irraggiungibile
E ci allietiamo frementi
Al temporaneo riposo di questo mondo irascibile.